Feral – Il commovente corto di Daniel Sousa
Nella fine del diciottesimo secolo, un bambino, a Saint-Sernin-sur-Rance in Francia, viene ritrovato nel bosco da alcuni cacciatori un bambino, nudo, completamente a suo agio nel gelo della natura selvaggia. Il giovane viene portato in “salvo” e preso in cura da una vedova del luogo, ma dopo poco tempo, scapperà e tornerà nel suo habitat nativo, scomparendo per sempre. Questa è la storia, vera, di Victor of Averyon, da cui è tratto questo incredibile cortometraggio.
Insieme ad altri casi analoghi, reali e falsi, come la vicenda storica del tedesco Kaspar Hauser oppure leggenda nostrana di Romolo e Remo, il regista Americano Daniel Sousa con il suo cortometraggio Feral (selvaggio) si pone una grande domanda sulla natura umana: cosa ci rede esseri umani, è un fattore ambientale o un codice introdotto nei nostri geni di default? Un ragazzo, privo di imprinting dato dall’essere umano, isolato e allevato dalla natura stessa, può essere chiamato ancora essere umano? Ma soprattutto, è possibile tornare a far parte della società, accettarne le regole?
Questa è la chiave per questo commovente cortometraggio, ambientato nel diciannovesimo secolo, tempo in cui l’uomo ancora era legato al territorio e alla natura per vivere. Domande e vicende simili a quella di Victor of Averyon non sono nuove alla letteratura e sono infatti la base e lo spunto di alcuni romanzi come Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroughs oppure Il libro della giungla di Rudyard Kipling.
Realizzato con un misto tra disegno classico, su carta e digitale, Feral, è un multipremiato cortometraggio animato che ha ricevuto nel 2013 l’attenzione degli Academy Awards, candidandosi ufficialmente nella rosa dei papabili per l’oscar.
Daniel Sousa è un prolifico regista proveniente da Providence in Rhode Island (USA).
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