The Handmaid’s Tale: la realtà supera la distopia nella serie tv di Hulu

Da un romanzo di Margaret Atwood, il telefilm vincitore di 8 Emmy Awards racconta un futuro distopico più presente e reale di quello che sembra

[ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler: continuate la lettura solo se ne siete consapevoli – o se avete già visto il telefilm]

Immaginate di vivere in un mondo in cui un gruppo di fondamentalisti cattolici decide, con un colpo di stato, di ribaltare il governo democratico per assumerne il potere e governare “in nome di Dio”. E immaginate, poi, che democrazia e libertà diventino parole praticamente proibite, perchè il nuovo ordine costituito vieta categoricamente l’indipendenza delle donne, le unioni omosessuali, la cultura, il divertimento, le unioni tra culture differenti, relegando quelle stesse donne al mero scopo riproduttivo.

Inquietante, vero?

The Handmaid's Tale cast

Non è la trama di un film dell’orrore, ma il cuore pulsante del romanzo di Margaret Atwood, The Handmaid’s Tale, che già nel lontano 1985 era riuscita a dipingere una realtà distopica ma incredibilmente reale. E attuale, soprattutto. Il romanzo di Atwood nacque probabilmente per contrastare la salita al potere di un conservatore gretto come Ronald Reagan, allora Presidente degli Stati Uniti, ma a pensarci bene – più di 30 anni dopo – la condizione politica degli States non sembra poi così diversa, con Donald Trump in cima al monte.

Il romanzo di Margaret Atwood ha già avuto una trasposizione, nel 1990, nell’omonimo film diretto dal tedesco Volker Schlöndorff (con la sceneggiatura di Harold Pinter e con Faye Dunaway e Robert Duvall tra i protagonisti), ma è grazie ad Hulu che il romanzo torna a nuova vita, con la serie tv creata da Bruce Miller, che dopo anni di televisione spazzatura finalmente riesce a produrre qualcosa di buono.

The Handmaid's tale teaser

The Handmaid’s Tale è, infatti, uno dei prodotti più interessanti della televisione contemporanea, non tanto per la sua messinscena (buona, per carità, ma non così superiore alla media dettata da telefilm come The Leftovers) quanto per quello che intende, a una lettura più approfondinta, raccontare a chi la guarda. The Handmaid’s Tale non è semplicemente un racconto femminista in opposizione a un governo patriarcale e maschilista, ma il manifesto di qualcosa di ben più profondo, doloroso e radicato con cui, purtroppo, siamo già costretti a confrontarci giorno per giorno.

Come ho già accennato, The Handmaid’s Tale deve – purtroppo per lui – confrontarsi con un predecessore piuttosto imponente, che pur partendo da basi differenti affonda anche lui le sue radici in un radicalismo religioso distopico e inquietante: come The Handmaid’s Tale, infatti, anche The Leftovers ipotizza la simbolica ascesa al potere di un gruppo (o più gruppi) di fondamentalisti religiosi con la pretesa di cambiare il mondo, all’indomani di una tragedia che ha fatto sparire nel nulla l’1% della popolazione mondiale.

Mentre The Leftovers colloca la narrazione su un piano più intimo, intenso e spirituale (aiutato dalle suggestive musiche composte da Max Richter – così strazianti da togliere il fiato), The Handmaid’s Tale rimane su un piano più concreto, più crudo, più reale.

Se ci soffermiamo per un istante ad osservare la situazione politica americana, The Handmaid’s Tale sembra davvero un’estremizzazione delle conseguenze di un governo conservatore come quello di Donald Trump. La stessa Atwood, infatti, ha dichiarato: “Il giorno dopo le elezioni di Donald Trump, il cast di The Handmaid’s Tale si è accorto che quello che stavamo per girare non era più finzione, ma quasi un documentario premonitore di ciò che avremmo potuto vivere di lì a poco”.

A una lettura più profonda, però, non basta la fantascienza a ipotizzare una realtà spaventosa ma plausibile, perchè a volte è vero che la realtà supera la distopia e non serve immaginare un futuro drammatico, perchè il presente è sufficientemente inquietante per conto suo.

Tornate su e rileggete il primo capoverso: vi ricorda qualcosa? Quello che Margaret Atwood ha ipotizzato nel suo romanzo – e quello che i creatori della serie tv targata Hulu hanno messo in scena – è la trasposizione cattolica della condizione attuale di milioni di persone costrette a un regime totalitario islamico: in Arabia Saudita, per esempio, se è una donna sposata a subire uno stupro, non c’è pena per il colpevole ma per le vittime, spesso tacciate di adulterio. In Arabia Saudita le donne non possono guidare e hanno bisogno del permesso di un uomo per poter partire da sole, per poter andare a scuola, per potersi sposare o addirittura per prenotare una visita medica.

Il grande successo di una serie tv come The Handmaid’s Tale è un fatto, ed è anche piuttosto importante in una società contemporanea contraddittoria e incoerente come la nostra, perchè fa sperare in un popolo stanco di abusi e ingiustizie e pronto a ribellarsi alle omologazioni auspicate dal governo repubblicano americano e già abbondantemente imposte da quello islamico.

Perchè come recita una delle tagline più intense e famose del telefilm “Non avrebbero dovuto darci uniformi, se non volevano un esercito”.