Madre! – La recensione del film di Darren Aronofsky
[Attenzione: la recensione potrebbe contenere alcuni spoiler]
Madre! ha scosso l’opinione pubblica come non succedeva da anni: la stampa lo ha accolto in maniera fortemente negativa, allo scorso Festival di Venezia, ed è davvero molto difficile farsi un’idea lucida di cosa sia Madre! – e, soprattutto, di come effettivamente sia.
Madre! è certamente un film difficile, complesso, intenso, che parte da una storia semplice e umana per raccontare qualcosa di incredibilmente più grande.
Al centro della narrazione c’è l’amore, che muove le cose e con la medesima forza le distrugge, l’amore di un uomo verso la sua donna che è musa e ispirazione per il suo lavoro, l’amore di quella donna verso il suo uomo e tutto ciò che lo rappresenta – perché è grazie a lui se lei esiste ed è viva, l’amore di uno sconosciuto verso quell’uomo che ha dato vita ai suoi pensieri con la sua poesia e con i suoi lavori.
In Madre! Jennifer Lawrence rappresenta molte cose, una tra tante l’ispirazione, l’idea primordiale. Ragionare su Madre! è come accendere una scintilla che cresce dentro dopo la visione del film. Questa è quindi l’essenza del cinema, vedere un’opera che possa creare, come un cristallo strappato dal petto, una sensazione che a distanza di ore ti bruci dentro insistentemente.
Madre! lascia, quindi, spazio a numerosi livelli di interpretazione, stratificati uno sull’altro e confezionati ad arte in un film che non lascia spazio a criticismi tecnici. Il nuovo film di Darren Aronofsky, infatti, è un trattato sulla vita, la genesi e il tutto, che parla di natura che crea e distrugge, ma anche di spiritualità, di religione, di divinità che confortano l’uomo e allo stesso tempo lo turbano.
A una lettura più attenta – e tale è poi la descrizione data dallo stesso Aronofsky – Madre! è proprio un film sulla natura (mother nature) e sull’ingratidutine dell’uomo nei confronti di essa: lei, la natura, sempre pronta a dare, creare, costruire e riparare; lui, l’uomo, assolutamente incapace di cogliere il significato e il valore di quei doni – forse perchè troppo preso da se stesso e dalla sua vanagloria. Scavando a fondo, però, vi si possono trovare, oltre l’ovvio tema biblico, a cui Aronofsky non sarebbe nemmeno nuovo (basti pensare a Noah e The Fountain), anche una perversione dell’animo umano, soprattutto femminile, in cui la donna è intrappolata in un rapporto patriarcale a causa della sua stessa natura fragile. C’è l’anima del poeta, anch’esso intrappolato dalla sua stessa mente in un blocco dello scrittore che usa e sfrutta la donna come mezzo (e come musa) per arrivare al successo. C’è lo stesso Aronofsky che in un estremo gesto di frustrazione ci mostra quanto sia difficile il percorso creativo. E, infine, ci siamo tutti noi. La tela dello schermo del cinema diventa specchio dello spettatore, a mostrare la storia delle storie, che è anche la nostra storia, la storia di ognuno di noi, nel disperato tentativo di non essere sopraffatti dalla vita.
Madre! è, quindi, anche un film sul dolore fisico e mentale provocato da un qualsiasi processo creativo, se non addirittura vitale: il protagonista – che non ha nome, perchè potrebbe essere davvero ognuno di noi, indistintamente – ha ricostruito insieme alla sua compagna la sua vecchia casa di campagna, rimasta distrutta in un incendio, e lì ha provato a cercare una nuova ispirazione per la stesura del suo ultimo libro. L’ispirazione, però, tarda ad arrivare e si palesa solo quando l’equilibrio della casa comincia ad incrinarsi, con l’arrivo, cioè, di alcuni ospiti sconosciuti.
Così è anche la nostra vita, se ci pensiamo: a volte ci sembra di essere intrappolati in alto mare e ogni gesto per sopravvivere ci risulta vano, inutile, faticoso; poi accade qualcosa e il meccanismo si riattiva, in qualche maniera, e risveglia in noi un fuoco sacro e urlante che ci spinge ad andare avanti. Ed è lì che arriva la parte più difficile: nella vita di ogni uomo, la creazione porta al conflitto e il conflitto al dolore e a volte il dolore è talmente tanto forte da sembrare quasi assordante e ci disarma, ci spinge nella direzione opposta, ci convince quasi a rinunciare. E cosa ci porta ad andare avanti se non l’amore per la vita stessa?
Ecco cos’è Madre!: un film che parla di amore, di vita, di morte, di dolore e di creazione e del dolore che si cela dietro la creazione stessa: perchè d’altronde il conflitto è vita e senza di esso non ci sarebbe che il nulla.
Madre! non è solo genio e sregolatezza, ma un’implacabile e perfetta macchina da cinema che ci insegna come, forse, un regista dovrebbe approcciare a questo tipo di film. Come un treno in procinto di deragliare, Madre! spende la prima metà del film ingannando lo spettatore, lasciandogli credere che rimarrà sui binari, indugiando – forse troppo – sull’allegoria biblica e sulla trama lineare, preparando il terrendo ad un’incredibile seconda parte, in cui il treno, però, è ormai deragliato. Tutta la storia dell’uomo sulla terra viene mostrata in una sequenza visivamente spettacolare, supportata da una sorpendente prova attoriale di Jennifer Lawrence. La quiete torna solo in un finale ciclico in cui lo spettatore non può far altro che rimanere incollato alla poltrona del cinema a metabolizzare un film inaspettato che, nel bene e nel male, rimarrà dentro a lungo.
Scritto a quattro mani da Luna Saracino & Alberico Bartoccini.