Romacinemafest 2017: Michael Shannon parla di Trouble No More

L’attore americano a Roma per presentare Trouble No More, documentario inedito e insolito sul periodo più spirituale e religioso di Bob Dylan

È arrivato a Roma a sorpresa, per la gioia di pubblico e critica, Michael Shannon, uno degli attori più interessanti del cinema indie americano.

Protagonista, insieme a Bob Dylan, del documentario Trouble No More: A Musical Film, diretto da Jennifer Lebeau, Michael Shannon ha incontrato oggi la stampa – e incontrerà il pubblico questa sera – per parlare, insieme alla regista, dell’incredibile lavoro di ricerca e documentazione che si cela dietro un film documentario come questo.

Presentato per la prima volta al New York Film Festival 2017, Trouble No More è una raccolta inedita di tutti i materiali audio e video registrati da Bob Dylan durante i tour mondiali del 1980.

“Abbiamo deciso di girare questo documentario – ha detto la regista – quando abbiamo trovato tutti questi documenti rarissimi che per qualche motivo erano andati perduti. Quando hai materiale come questo tra le mani, non puoi non sperare che qualcun altro oltre te lo veda. Tutti meritano di vedere questi video incredibili. Ecco perché abbiamo sentito il bisogno di realizzare questo film”.

Quello che viene fuori da questo documentario è una figura inedita di Bob Dylan, seppur conosciuta: un uomo estremamente religioso, spirituale, che ha inserito il Gospel nelle sue produzioni dal ’79 all’81 perché sentiva il bisogno di farlo, non per seguire una moda o accattivare il suo pubblico.

“Sono un grandissimo fan di Bob Dylan – ha, poi, dichiarato Michael Shannon alla stampa – e sono cresciuto con la sua musica. Il mio primo concerto è stato il suo e ancora oggi, prima di salire su un palcoscenico, ascolto un suo disco per ‘ispirarmi'”.

In Trouble No More, Shannon recita dei bellissimi sermoni scritti da Luc Sante, quasi ad accompagnare, ritmicamente, le immagini e i reperti video di un Bob Dylan intimo, privato, quasi segreto, un uomo mai costruito, sempre genuino e alla ricerca della purezza delle cose e del senso della vita. Non c’è costruzione, in una figura come Bob Dylan, ma solo genuinità.

“È un’esperienza incredibile – conclude la regista del documentario – assistere a questo spettacolo, alla rivelazione di un artista nella sua intimità: un’esperienza meravigliosa e toccante”.