Oscar 2018: opinioni a freddo su tutti i premi vincitori
Forse dovevamo un po’ aspettarceli, questi Oscar 2018 così prevedibili.
Con un Jimmy Kimmel decisamente sottotono (e forse terrorizzato all’idea di un clamoroso errore come quello dello scorso anno) e premiazioni prevedibili – e alcune ahimè anche parecchio ingiuste – la 90esima edizione della notte degli Academy Awards sarà una di quelle che si dimenticheranno con facilità.
Non si può dire, però, la stessa cosa di candidature e nomination: a portarsi a casa la maggior parte dei premi (solo 4, in verità, ma sicuramente tra i più importanti in assoluto) è The Shape of Water, il nostalgico film di Del Toro che ha fatto innamorare tutto il mondo. Dopo di lui c’è Dunkirk, che si aggiudica alcuni premi minori.
Ma procediamo con ordine.
Le candidature di quest’anno (potete rileggerle tutte qui) ci hanno lasciato interdetti per diverse motivazioni, alcune molto buone, altre decisamente meno: fa storcere un po’ il naso, infatti, vedere in nomination un film sopravvalutato e decisamente nella media come Get Out, a scapito di un capolavoro come Detroit che, invece, è stato completamente ignorato. Ed è anche un peccato che un gioiellino come The Florida Project non sia riuscito ad ottenere la risonanza che meritava. Siamo piuttosto soddisfatti, invece, delle altre nomination, a dire il vero, ma temevamo dei risultati così ingiusti e imparziali. Siamo felici, però, per Lady Bird e Greta Gerwig, per la sua tenacia e il suo coraggio e per averci regalato un film delizioso e commovente sulla crescita personale.
The Shape of Water, come abbiamo già accennato, si aggiudica 4 premi: miglior scenografia, miglior colonna sonora, miglior regia e – ovviamente – miglior film. Guillermo Del Toro è un uomo molto amato, ad Hollywood, ed è sempre molto bello che la sua fantasia fanciullesca venga premiata come merita. In questo caso, però, i suoi “rivali” avrebbero meritato quei premi molto più di lui: il premio per la miglior scenografia avrebbe dovuto vincerlo Blade Runner 2049; la colonna sonora era di Hans Zimmer e l’immenso lavoro fatto per calibrare i suoni e i rumori in Dunkirk; il premio per la miglior regia, forse, sarebbe stata perfetta per il buon vecchio Paul Thomas Anderson (Phantom Thread, invece, vince solo il premio come migliori costumi); il premio come miglior film, infine, sarebbe stato perfetto per Dunkirk (film complesso ed incredibile, davvero sotto ogni punto di vista).
Il film di Nolan, tuttavia, riesce ad aggiudicarsi i premi per la miglior post produzione: migliori effetti sonori, miglior montaggio e miglior montaggio sonoro. Tutti premi meritati, a dire il vero: dispiace, però, che non sia riuscito ad aggiudicarsi qualcosa di più importante.
Darkest Hour, l’altra faccia di Dunkirk, si aggiudica il premio per il miglior trucco e fa vincere a Gary Oldman quello come miglior attore protagonista, trasformando l’attore inglese adottato da Hollywood nel nuovo Leonardo Di Caprio. Se l’attore di The Revenants ha dovuto sfidare il freddo, gli orsi e la carne cruda per poter salire a ritirare quella statuetta, Oldman s’è dovuto attaccare addosso 20 kg di gommapiuma. Gary Oldman è un attore incredibile, questo è certo, ma sarebbe stato bello salutare Daniel Day-Lewis con un bel premio “d’addio”.
Coco, film animato Disney, è un film certamente importante, perché utilizza un’allegoria facile e commovente per raccontare una storia difficile come quella della popolazione messicana, ma ha vinto il premio come miglior film animato e come miglior canzone, spodestando così dal “trono” due dei suoi concorrenti migliori: Call Me By Your Name per le musiche (scusatemi, ma la canzone di Stevens è veramente perfetta, avrebbe dovuto vincere senza discussione) e Loving Vincent per il film animato.
Il film di Guadagnino, invece, si porta a casa “solo” il premio per la sceneggiatura non originale di James Ivory, ma a ben vedere è già una vittoria veder trionfare tra le nomination un piccolo grande film come questo, capace di raccontare una storia d’amore altissima e universale con un’eleganza e una poesia senza tempo nè pari.
Buone notizie, infine, anche per Blade Runner 2049, snobbato e criticato per non essere all’altezza del suo predecessore (noi, ovviamente, non siamo d’accordo), che però si porta a casa il premio come migliori effetti speciali e come miglior fotografia (firmata da un maestro assoluto come Roger Deakins).
Meritatissimi, infine, i premi agli attori protagonisti di Three Billboard Outside Ebbing, Missouri: Frances McDormand e Sam Rockwell sono un vero e proprio dono del cinema al cinema.
Onestamente, sarebbe stato bello qualche riconoscimento in più per film come Dunkirk e Phantom Thread, ma il problema di una kermesse come quella degli Academy Awards sta nell’assoluta incapacità di giostrarsi tra le tendenze politiche attuali e il vero merito artistico. Quest’anno, infatti, ha vinto il Messico – e non è un caso.