You Were Never Really Here: la recensione del film con Joaquin Phoenix

Vincitore a Cannes per la miglior sceneggiatura e la miglior interpretazione maschile, You Were Never Really Here uscirà al cinema domani, martedì 1 Maggio

Lynne Ramsay è una regista indipendente con la i (di indie) maiuscola. Il suo stile è unico e inconfondibile e il suo cinema è sincopato, frastagliato, doloroso e necessario – a volte inconsapevolmente (è questo, da solo, è già un regalo meraviglioso).

Il suo film precedente, We Need to Talk about Kevin, esplorava le conseguenze drammatiche di un conflittuale rapporto madre-figlio su un giovane adolescente passivo aggressivo.

Con il suo ultimo film, You Were Never Really Here (che uscirà in Europa col titolo A Beautiful Day), Lynne Ramsay ritorna a parlare di gioventù distrutte e di morbosi rapporti tra genitori e figli, trasponendo per il cinema un racconto di Jonathan Ames e dando a Joaquin Phoenix il ruolo da protagonista.

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“Il mio intento principale – ha dichiarato la regista in conferenza stampa a Roma, qualche giorno fa –  non è tanto quello di scavare a fondo nella psiche umana. Amo il cinema, in ogni sua forma e sostanza. Posso dire, però, di amare molto i personaggi complessi, come Joe, il protagonista di questo film. Mi piace analizzare le loro motivazioni, capire fin dove possono spingersi”.

Joe (uno dei migliori Joaquin Phoenix degli ultimi anni) è un personaggio intenso, drammatico ed estremamente complesso. Joe ha un passato doloroso, che continua a tormentarlo. Ex marine e agente FBI, ha mollato tutto ciò che aveva per prendersi cura di sua madre, anziana e malata, con cui continua ad avere un rapporto quasi simbiotico – e con cui condivide quel terribile passato da cui è impossibile distaccarsi. Per sopravvivere, Joe sbarca il lunario cercando di salvare giovani donne dalla schiavitù sessuale. L’incontro con Nina, una di loro, cambierà per sempre la vita di tutti.

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“Non so come sia riuscito a interpretare un personaggio come  Joe – ha detto Joaquin Phoenix in conferenza stampa – ma credo che tutto sia partito dallo script che ha scritto Lynne. Io e Lynne abbiamo parlato tantissimo, durante la lavorazione del film. La maggior parte delle cose che ci dicevamo sembravano vicoli ciechi, invece poi è successo qualcosa. Io, per primo, mi sono informato molto su queste tematiche: ho letto tantissimi libri che parlano dell’elaborazione dei traumi subiti in età dello sviluppo ed ho cercato di portare nel film tutto ciò che avevo imparato. Il mio personaggio, Joe, è molto complesso. E’ una persona estremamente impulsiva, che non ragiona quasi mai sulle conseguenze delle sue azioni”.

Joe non ha solo un passato tormentato: c’è qualcosa, infatti, nella sua storia a farlo empatizzare con le giovani ragazze che cerca di salvare. Con loro, Joe condivide un dolore difficile da spiegare a parole, un dolore che Lynne Ramsay è riuscita a trasporre perfettamente sullo schermo, però, grazie a una regia spoglia, sporca e scarna, a un montaggio frenetico e frammentato (in cui il passato si mescola al presente ed è presagio di un drammatico futuro) e a musiche elettroniche sottili e penetranti, composte per l’occasione dal fondatore dei Radiohead, Jonny Greenwood.

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“Amo molto i film in cui la musica è protagonista della storia, al punto da diventare essa stessa un personaggio. In questo film, ti capita di ascoltare un brano, credi che stia per accadere qualcosa, poi la musica ti porta in un posto completamente diverso. Con Jonny Greenwood abbiamo collaborato a distanza, per realizzare le musiche per questo film. Non avevamo molti soldi a disposizione, così appena avevamo un po’ di materiale girato, gli mandavamo le scene, lui ci lavorava su e noi montavamo le musiche. Jonny Greenwood ha fatto un lavoro incredibile, per questo film, questa colonna sonora è stata davvero un regalo speciale”.

You Were Never Really Here
7.5Overall Score
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